Danzare fa bene: ma perché?
La psicologia della danza, attraverso ricerche ed evidenze scientifiche, ci spiega come l'arte della danza sia importante per il benessere individuale, sociale e comunitario dell'uomo.
Danzare è profondamente umano, lo si fa da sempre e in maniera del tutto spontanea. L'atto di danzare è una funzione primordiale che nasce fin dalla vita intrauterina, già a partire dal primissimo battito del cuore ed è comparso storicamente prima ancora che gli esseri umani sviluppassero il sistema complesso del linguaggio verbale nella sua forma parlata e scritta.
Gli uomini primitivi non sapevano di danzare ma presumibilmente lo facevano per seguire il piacere spontaneo del movimento ritmico del corpo, per imitare movenze animali e raccontare scene di vita quotidiana, con funzione rituale nel cercare un senso all' incontrollabile e per unirsi in modo corale sperimentando senso di appartenenza alla tribù .
Danziamo dalle origini.
Per pregare, far piovere e curare, per ringraziare, sedurre, giocare e lottare,
per bellezza, augurio, festa e rituale, per educare, riconoscersi e creare,
per incontrare, raccontarsi e raccontare, per conoscersi, vivere e respirare.
Danziamo la Vita.

La danza, nata insieme all’uomo nella spontaneità e nel piacere di muovere il corpo in modo ritmico, è un linguaggio immediato, emotivo e creativo e nella sua funzione espressiva, simbolica e narrativa (Cohen & Matheson, 1992; Markessinis, 1995; Nieminen, 1998), è diventata anche uno strumento relazionale ed educativo (Cohen & Matheson, 1992;), incorporando le risposte ad esigenze sociali, politiche e religiose di uno specifico contesto storico-culturale (Hanna, 1987; Kassing, 2007).
La caratteristica di immediatezza e universalità nel trasmettere intenzioni, emozioni e significati attraverso la dinamica dei gesti, delle espressioni facciali e delle forme in movimento, ha reso la danza un mezzo efficace per comunicare e connettersi con gli altri già dalle prime forme di comunità umana.
"Che cosa accadrebbe se, invece di limitarci a costruire la nostra esistenza, avessimo la follia o la saggezza di danzarla?"
R. Garaudy
Danzare in modo corale tenendo il tempo insieme (McNeill ,1995) è stato da sempre un meccanismo fondamentale per rafforzare i legami sociali, favorire sentimenti di interconnessione (Cohen e Tarr, 2015) fondamentali per la formazione di gruppi sociali stabili che hanno contribuito alla sopravvivenza, al senso di sicurezza, appartenenza e protezione(Cohen e Tarr, 2015 , Tarr et al., 2015). Eppure, nelle culture occidentali moderne, si tende a guardare alla danza come un’arte per pochi, giudicando la precisione o criticando la bellezza del gesto tecnico. Se si recupera il principio del piacere del movimento danzante, libero dal giudizio e svolto come pratica di consapevolezza, cura e coesione sociale, la danza assume un ruolo centrale, vitale e terapeutico per l’uomo e per la comunità.
Gli studi che raccolgono l’evoluzione storica della danza, quelli sulla primissima motilità fetale, sulla neurofisiologia della danza e sulle le fasi dello sviluppo sensomotorio, approfondiscono l’importanza che la danza ha avuto nei diversi ambiti della vita dell’uomo sia dal punto di vista individuale che sociale. Ad esempio danzare, fin da bambini, è guidato dal desiderio istintivo di esplorare il proprio impulso di movimento, dal processo di imitazione e sincronia con l'altro attraverso il sistema dei neuroni specchio e nel contatto pelle- pelle.
Danza e interconnessione sociale
“La comunicazione o la comprensione dei gesti è resa possibile dalla reciprocità delle mie intenzioni e dei gesti altrui, dei miei gesti e delle intenzioni leggibili nella condotta altrui. Tutto avviene come se l’altro abitasse il mio corpo o come se le mie intenzioni abitassero il suo” (Ponty, 1945)
Attraverso il sistema dei neuroni specchio si è in grado di comprendere il significato dei gesti compiuti dagli altri, perché viene simulata internamente l’azione osservata, come se fosse eseguita in prima persona, come se si “abitasse il corpo dell’altro.”
Il principio neuro-fenomenologico della “simulazione incarnata” spiega come l’intersoggettività si basi sull' intercorporeità. Questa scoperta ha aperto nuove strade nella comprensione delle basi neurofisiologiche dell’azione e nello specifico anche del gesto danzato (Rizzolatti G, Sinigaglia C., 2006): nella danza si crea uno spazio d’azione condiviso, dove è possibile una forma di intuizione reciproca (Rizzolatti & Sinigaglia, 2006) e di “consonanza affettiva” che porta alla comprensione interindividuale, così che “le azioni eseguite, le emozioni, le sensazioni esperite dagli altri acquistano per noi un significato in virtù della possibilità che abbiamo di condividerle” (Gallese, 2003, pag. 40).
Questo coinvolgimento che permette agli spettatori di “vedere con il corpo”, supera limiti concettuali, razionali e linguistici ed è la base per il “social mirroring” e per l’apprendimento per imitazione (Byrne,2005).
Oltre al canale visivo anche quello tattile è mediatore dell’intersoggettività e della comunicazione: la pelle è un vero e proprio “organo sociale” ( Morrison et al., 2010), che può mediare la percezione, il sentire e l’interagire con l’ altro. Il contatto ha una funzione terapeutica nel ridurre i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, aumentare i livelli di ossitocina (Field, 2010), l'ormone del benessere, e migliorare il senso di sicurezza e appartenenza (Baumeister e Leary, 1995).
Il sistema nervoso e la pelle derivano entrambi dall’ectoderma, lo stato più esterno che compone insieme all' endoderma e al mesoderma il foglietto embrionale: il sistema nervoso e il senso tattile hanno una base comune. Lo sviluppo del senso del tatto inizia già dalle prime fasi della vita, attorno alla settima settimana di gestazione: nell’ utero il liquido amniotico tocca il bambino avvolgendolo con una continua pressione e stimolazione; questo senso è mediato dai meccanorecettori presenti nella pelle, che trasformano gli stimoli tattili in impulsi elettrici inviati al sistema nervoso centrale (Cohen, 2012). Attraverso il senso del tatto si apprende e si entra in contatto con il mondo con il gioco, la manipolazione, lo sviluppo della coordinazione mano-occhio, le abilità motorie fini. Il neonato, grazie all’ esperienza sensoriale e motoria prenatale che da inizio allo sviluppo delle capacità di elaborazione neurale (Hepper, 2015), fa le sue prime esperienze di contatto e comunicazione intersoggettiva con il caregiver e l’ambiente, scoprendo e riconoscendo gestualità, sguardi, regolarità o irregolarità.

Benessere psicocorporeo. Danza come arte del corpo in movimento
Nel movimento danzato, sia nella forma improvvisata che in quella coreografata, c’è la preparazione e la predisposizione consapevole del corpo al movimento, la presenza e l'intenzione nella creazione ed espressione di significati simbolici, emotivi, sociali e valoriali, il piacere di esplorarsi e conoscersi nel movimento, espandersi e mobilitarsi verso possibili posizioni e traiettorie, oltre all'immediatezza di entrare in risonanza con gli altri. A differenza del movimento dello sport o quello delle attività quotidiane, delle volte anche involontario, la danza è un’attività psicocorporea inter-soggettiva che integra nella funzione del movimento tutta la complessità dei sistemi fisiologici, senso-motori, posturali, emotivi, cognitivo-simbolici percettivo-espressivi e relazionali della persona. Inoltre è possibile riconoscere nella danza alcune esperienze basilari della persona per il suo sviluppo individuale e sociale (EBS esperienze di base del Sé, secondo il modello di psicoterapia funzionale di Rispoli) tra cui:
EBS Benessere psicofisico e piacere del corpo in movimento
EBS Sensazioni e percezioni come identità individuale e collettiva
EBS Appartenenza e EBS Contatto come senso di unione, protezione e risonanza
EBS Controllo di sè e nel rappresentare, dare senso ai fenomeni della vita
EBS Lasciare e Perdere il controllo con movimenti esplosivi, ripetitivi e vorticosi
EBS Vitalità, giocosità, creatività e lo slancio nel movimento
EBS Stupore, senso di meraviglia, gusto estetico, dell' armonia e del bello
EBS Condivisione apertura, piacere nel mostrarsi
EBS Autoaffermazione e valore di sé

Oltre alla possibilità espressiva-esplorativa la danza offre un contributo importante per armonizzare e riequilibrare l’intero sistema del Sé coinvolgendo precisi processi funzionali che restituiscono o amplificano la capacità della persona (Rispoli, 2006).
L'arte della Danza è importante nella cura di sé in quanto agisce:
sul benessere psicocorporeo attraverso il piacere spontaneo del movimento
come pratica di mindfulness, autocompassione, accettazione e non giudizio;
nello sviluppo dell’intersoggettività e di relazioni sociali empatiche;
favorendo l'espressione di sé e una comunicazione immediata, non verbale;
nello sperimentare una maggiore autoefficacia e valore di sè;
come esperienza di apertura, flessibilità e creatività del sé.
In una visione integrata in cui danzare è considerata un’attività psicocorporea intersoggettiva, il Sé della persona può manifestarsi nella funzione movimento e il corpo che danza è nello stesso tempo un corpo emotivo ed un corpo pensante oltre ad un corpo in azione.
In questa ottica di embodiment, ovvero di esperienza incarnata, il corpo non è solo "σῶμα" (sôma) o körper, cioè corpo fisico e materiale, ma è Leib, ovvero corpo vissuto, che si sente dall'interno, che veicola l’esperienza nel mondo (Merleau-Ponty,1945) e che viene studiato nella complessa organizzazione psicocorporea dei sistemi integrati, ovvero del Sistema Nervoso Centrale e Periferico, Sistema Neurovegetativo e Sistema Endocrino Immunitario e Genetico, Sistema Senso- Motorio, Sistema Percettivo- Espressivo, Sistema Emotivo-Cognitivo. Secondo la fenomenologia, gli studi neuroscientifici, e i diversi modelli delle psicoterapie corporee tutta l’esperienza umana è esperienza incarnata, cioè vissuta attraverso l'interazione di funzioni psicocorporee dei sistemi integrati.
Niente è solo mentale o solo corporeo, ogni esperienza di vita mette in gioco l’intero Sé che si organizza di volta in volta in una determinata configurazione di funzioni psicocorporee ed in particolare nella danza nella funzione del movimento. A volte intervenire a partire da un piano corporeo, mobilitando e ampliando la gamma del movimento, consente di accedere in maniera immediata a vissuti, emozioni e pensieri.
"Tramite la danza, a partire della funzione “movimento”, si può avviare un processo di cambiamento per poter rivivere in maniera correttiva alcune dell’ esperienze basilari del Sé e lavorando sui differenti piani funzionali, che coinvolgono i livelli tonico-posturali, la forma del corpo, l’esplorazione dei gesti automatici, il recupero e l’integrazione degli schemi di movimento, il respiro, la voce, le sensazioni, l’elaborazione spazio-temporale, il ritmo, la qualità del movimento, l’equilibrio, il livello di simbolizzazione e immaginazione, la rappresentazione di sé, le dinamiche relazionali sia nelle improvvisazioni libere che nelle danze corali" L. Rispoli
Dott.ssa Ilaria Specchia
Comments